Malvasia moscata: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Raimondi S., Ruffa P., Schneider A., 2014. Malvasia moscata. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Ager Foundation, Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Malvasia moscata
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_126
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
462
nome ufficiale
Malvasia moscata B.
sinonimi
sinonimi accertati (3)
sinonimi accertati dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
  • Malvasia greca (Monferrato (Alessandria e Asti))
  • Moscato greco (Monferrato (Alessandria e Asti))
  • Malvasia bianca di Piemonte (Piemonte)
denominazioni errate (1)
denominazioni errate indicate dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
  • Mosella (Tortonese (Alessandria))
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
Riferimenti storici

La presenza in Piemonte di uve “Malvasie”, presumibilmente a bacca bianca, è attestata già dal 1468 (statuti di Mondonio, in Comba et al., 1990). Nella sua “Della eccellenza e diversità dei vini...” (1606) G.B. Croce, dopo aver parlato del Moscatello nostrale, presumibilmente il Moscato bianco, dedica un paragrafo alla cultivar: “Malvasia similmente nostrale fa l’uva longa, e folta, con grani longhi: è buona da mangiare, e da far vino, qual riesce dolce, & del sapore dell’uva.”: questa breve descrizione ben si adatta al vitigno in questione.

Un’indicazione preziosa giunge qualche decennio dopo dalla Francia e precisamente da Jean Merlet, autore dell’Abrégé des Bons Fruits (1667). Insieme ad altri vitigni a sapore moscato egli segnala il Muscat de Malvoisie detto anche Malvoisie musquée, che dice essere “un Raisin divin pour le relief de son musc, qui passe tous les autres, il vient du Montferrat, & les environs de Turin en sont remplis” (“un’uva divina per l’intensità del suo aroma moscato, superiore a quello di tutte le altre; viene dal Monferrato e i dintorni di Torino ne sono pieni”).

Un secolo più tardi anche il conte Giuseppe Nuvolone (1798) descrivendo i vitigni piemontesi dell’epoca include una Malvasia ad uva bianca tra le uve di qualità per la vinificazione.

La prima descrizione completa è quella di Demaria e Leardi (1875), che ne indicano anche il sinonimo ‘Malvasia greca’ come una possibile “sotto-varietà”.

diffusione & variabilità

Malgrado la contrazione nell’utilizzo di questo vitigno fosse un fatto già avanzato a fine ‘800 (secondo quanto affermano i citati Demaria e Leardi), quando ormai si andava affermando in Piemonte il Moscato bianco, l’importanza storica della Malvasia moscata è testimoniata non solo dai numerosi riferimenti, ma anche dalla distribuzione in ogni parte viticola della regione. Oggi infatti se ne sono recuperate piante (di solito ceppi isolati o porzioni di filari) nell’Alessandrino, nell’Astigiano (a nord come a sud del Tanaro), nel Pinerolese, nel Chierese e perfino nel nord Piemonte, a indicare una coltura diffusa e una presenza storica consistente.

A fronte di questa riduzione nella coltivazione in Piemonte, questa Malvasia ha trovato un nuovo spazio in California, dove è probabilmente giunta insieme ad emigranti piemontesi ed interessa oggi più di 500 ha (Robinson et al., 2012) con il nome di Malvasia bianca

utilizzazione tecnologica

 

Il vino di tipo secco ottenuto dalla Malvasia moscata sì è dimostrato di notevole valore qualitativo. Il bouquet si presenta intenso, originale e con una prevalenza di note di rosa, miele e fiori di acacia; il gusto è assai equilibrato senza che si manifesti in modo negativo la nota amara tipica di molti moscati vinificati senza residuo zuccherino. Si presta soprattutto ad esser consumato come aperitivo. Non se ne esclude tuttavia anche l’utilizzo più tradizionale per le uve aromatiche, in vini dolci anche di tipo passito.

 

Nel nuovo mondo ha conquistato un posto di una certa importanza nella produzione di vini utilizzati come base spumante o in taglio allo Chardonnay per innalzarne il tenore aromatico o per la produzione di vini da dessert (Verdegaal, 2003). Ultimamente se ne producono in purezza anche bianchi secchi dall’aroma intenso e da una certa viscosità al palato (Robinson et al., 2012).

 

bibliografia (9)
autori anno titolo rivista citazione
Comba R., Dal Verme A. 1990 Repertorio di vini e vitigni diffusi nel Piemonte medievale Vigne e vini nel Piemonte medievale. Ed. L'Arciere, Cuneo.
Croce G.B. 1606 Della eccellenza e diversità dei vini che nella montagna di Torino si fanno; e del modo di farli. In Torino, per Aluigi Pizzamiglio.
Demaria P.P., Leardi C. 1875 Ampelografia della provincia di Alessandria Ed. Negro, Torino.
Gallesio G. 1995 I giornali dei viaggi A cura di E. Baldini. Accademia dei Georgofili, Firenze.
Merlet J. 1667 L’abrégé des bons fruits C. De Sercy (Paris).
Nuvolone G. 1798 Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare i vini. Calendario georgico della Società Agraria di Torino.
Robinson J., Harding J., Vouillamoz J. 2012 Wine Grapes. A complete guide to 1368 vine varieties, including their origins and flavours Allen Lane - Penguin Books
Ruffa P., Raimondi S., Boccacci P., Abbà S., Schneider A. 2016 The key role of "Moscato bianco" and "Malvasia aromatica di Parma" in the parentage of traditional aromatic grape varieties Tree Genetics & Genomes Ruffa et al., 2016
Verdegaal P. S. 2003 Malvasia bianca In Wine Grape Varieties in California. University of California. Agriculture and Natural Resources. Publication 3419.
aggiornamento 16/11/2016 14:45:15 (7 anni fa)