Cascarolo: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Raimondi S., Torello Marinoni D., Schneider A., 2014. Cascarolo. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Ager Foundation, Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Cascarolo
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_50
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
no
sinonimi
nessun sinonimo disponibile per Cascarolo
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
Riferimenti storici

Le prime brevi notizie circa l’uva Cascarolo le dobbiamo a Giovan Battista Croce, gioielliere di casa reale, che lo inserì tra le uve bianche della ‘montagna’ di Torino (1606).

Il ‘Cascarul’ è inoltre citato nelle brevi note del conte Nuvolone (1798) il quale afferma che il suo vino “puro è delicatissimo, ma non si conserva oltre l’anno”; egli dunque consiglia di mescolarne le uve con quelle di altre varietà quali Erbaluce, Cortese e Malvasia.

L’identità del Cascarolo storico con quello che oggi conosciamo potrebbe essere messa in dubbio dal fatto che il vitigno recuperato qualche decennio or sono sulla collina torinese non presenta quella particolare cascola degli acini che il nome e le note degli autori citati sembrano attribuirgli; l’uva presenta però un grappolo ben spargolo, che denota una certa colatura dei fiori. Inoltre  una rarissima litografia ripresa da un dipinto di quest’uva risalente al 1871 (Doyen, 1882) conferma senza ombra di dubbio che il Cascarolo storico (almeno quello di fine ‘800) corrisponde a quello attuale.

diffusione & variabilità

La presunta sinonimia con l’Augster weiss, sostenuta dal Goethe (1876), si è rivelata errata. Il Cascarolo è, ed è probabilmente sempre stato, una cultivar pressoché esclusiva della collina torinese e del Basso Monferrato. In queste aree è attualmente coltivato come singole piante sparse nei vecchi vigneti e solo talvolta riconosciuto e coltivato appositamente come prodotto locale, considerato anche il fatto che la cultivar non è iscritta al Registro nazionale.

A livello genetico, tuttavia, un legame di primo grado è stato scoperto tra questo vitigno e la Rèze (Vouillamoz et al. 2007), un’antica cultivar già citata nel Vallese svizzero all’inizio del 1300 (Vouillamoz e Moriondo, 2011), che parrebbe l’ascendente di numerosi vitigni alpini e potrebbe forse corrispondere alla vite Raetica dei Romani, anche se non vi sono per ora evidenze dirette tranne l’assonanza del nome.

utilizzazione tecnologica

Una caratterizzazione preliminare delle uve sembrerebbe indicare l’attitudine del Cascarolo a produrre vini di moderata gradazione alcolica e acidità, ma non si conoscono ancora le caratteristiche di quest’uva per quanto riguarda, ad esempio, le potenzialità aromatiche.

Un tempo le uve venivano utilizzate anche per il consumo diretto.

bibliografia (6)
autori anno titolo rivista citazione
Croce G.B. 1606 Della eccellenza e diversità dei vini che nella montagna di Torino si fanno; e del modo di farli. In Torino, per Aluigi Pizzamiglio.
Doyen F.lli 1882 Tipi di uve bianche della provincia di Alessandria. Pubblicazione fuori commercio. 11 tavole. Litografia Fratelli Doyen (Torino).
Goethe H. 1876 Ampelographisches Wörterbuch. Faesy & Frick (Wien).
Nuvolone G. 1798 Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare i vini. Calendario georgico della Società Agraria di Torino.
Vouillamoz J.F., Moriondo G. 2011 Origine des cépages valaisans et valdôtains. Ed. du Belvédère, Fleurier, CH
Vouillamoz J., Schneider A., Grando M.S. 2007 Microsatellite analysis of Alpine grape cultivars (Vitis vinifera L.): alleged descendants of Pliny the Elder’s Raetica are genetically related Genetic Resources and Crop Evolution 54:1095–1104
aggiornamento 16/11/2016 14:06:40 (7 anni fa)