Aleatico: informazioni generali

informazioni generali gestite da Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) - Università di Pisa Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Università della Tuscia, Viterbo
come citare questa fonte Scalabrelli G., D'Onofrio C., Muganu M., 2015. Aleatico. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Fondazione AGER (AGER Fundation)
informazioni botaniche
nome
Aleatico
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
Aromatiche
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_7
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
9
nome ufficiale
ALEATICO N.
sinonimi
sinonimi accertati (6)
sinonimi accertati dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
denominazioni errate (1)
denominazioni errate indicate dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
cloni omologati (5)
immagini
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    germoglio
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  • germoglio pagina inferiore
    germoglio pagina inferiore
  • gemma
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  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
  • vinacciolo
    vinacciolo
Riferimenti storici

 

L’Aleatico è un vitigno di antica coltivazione la cui presenza in Toscana risale al 1300 sulla base di fonti documentali, quando secondo il De Crescenzi aveva il nome di Livatica (nonostante questa segnalazione venga riportata ovunque è però opportuno specificare che Pier De Crescenzi parla di uva bianca. La prima segnalazione sulla produzione di vino di Aleatico in Toscana si ha ad opera di Trinci (1778) che lo descrive così: “fa il vino pochissimo colorito, sciolto, sottile molto spiritoso, con un odore così delicato, grato e gustoso forse più del Moscadello”.

 

Altri autori hanno decantato le buone caratteristiche del vitigno Aleatico, tra cui Malenotti (1831) e il Gallesio (1839) che descrive la “Liatica” o “Aleatico di Firenze”, considerandolo un “vero moscato” ipotizzando che possa essersi originato in Toscana per seme dai moscati. In particolare segnala che il vitigno dalle preziose caratteristiche è coltivato in tutta Italia e che in Toscana dava origine ad un “vino liquore” molto ricercato.

 

Anche Molon (1906) dedicò a questo vitigno una ampia trattazione considerando la Toscana la zona di coltivazione di maggiore fama (Firenze e Siena) e riportando in ordine di importanza anche la diffusione in altre regioni: Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Corsica.

 

Attualmente la maggiore area di coltivazione dell’Aleatico in Toscana è l’Isola d’Elba. Oltre che all’Isola d’Elba, la presenza di questo vitigno è stata segnalata anche nelle altre isole del mar Tirreno ed in Corsica dove tradizionalmente utilizzato per la produzione del “Rappu”, un vino alcolico e di notevole struttura, utilizzato come aperitivo (Dovaz et al., 1990).

 

Molon (1906) ha commentato alcune informazioni riportate nelle relazioni delle commissioni ampelografiche evidenziando che il suo caratteristico aroma lo fa distinguere da ogni altra uva, tuttavia viene talvolta erroneamente confuso con il Moscato nero (nelle Marche) oppure con il Negroamaro o con la Lacrima. Nella descrizione ampelografica effettuata da Breviglieri e Casini (1962), corrisponde a quella di riferimento per il Registro Nazionale delle Varietà di Vite, vengono riportati una serie di sinonimi, tra cui “Aleatico di Portoferraio”, “Uva Liatica”, “Leatico”, “Aliatico”, “Aleatica”, “Aleatico nero di Firenze” e “Aleatico gentile”.

 

Le analisi molecolari mediante microsatelliti hanno evidenziato le sinonimie con Blacan e Pelaverde (Cipriani et al., 2010), e le relazioni con i moscati (Crespan e Milani, 2001; Scalabrelli et al, 2009; D’Onofrio et al. dati non pubblicati) sulla base delle quali Scalabrelli e D’Onofrio (2012) ipotizzano che l’Aleatico sia un incrocio naturale tra ’Moscato bianco‘ e un vitigno della proles pontica non ancora identificato.

 

Relativamente alle fonti storiche che citano il vitigno Aleatico nella Regione Lazio, Giuseppe Acerbi (1825), nel capitolo “Descrizione di alcune viti romane, dovute alla cortesia di una coltivatrice felicissima della Botanica, la signora Fiorini”, descrive Aleatico nero nella Classe II (Uve nere), Sotto-classe I (quindi tra le uve a sapore moscato), Ordine I (ad acini rotondi), ad acini piccoli. “Pochissima cacciata. Sarmenti fragili, midollosi, a spessi nodi; foglia glabra con peziolo rossastro. Peduncolo analogo, spiccaticcio. Grappolo piuttosto uguale a racimoli quasiché rari, richinati, porporeggianti; frutti sferici, opachi, nero-purpurei; fiocine sottile, duro e dolce. Polpa floscia, molto succosa, e di soavissima fragranza. Usi a formarne il vino di questo nome”. Giorgio Gallesio (1833) menziona il vitigno tra gli inferiori, a Montefiascone, dopo le otto varietà principali. Francesco De Bosis, fornisce una scheda ampelografica sull’Aleatico nel Bullettino ampelografico, 1875, fascicolo II. Capitolo “Descrizione e sinonimia dei vitigni principali delle Marche e degli Abruzzi e cenni delle sinonimie dei vitigni delle Romagne e delle Provincia Romana.” Giuseppe di Rovasenda (1877) elenca i vitigni con i loro sinonimi “Aleatico comune, vedi pure Aleatico nero tra le uve di Roma”. Origene Cinelli (1884) cita un vino di qualità ottenuto dalla miscela di uve di Aleatico con Canaiola (Canaiolo nero) e Rossetto (Trebbiano giallo). Mengarini F. (1888), relativamente al territorio viterbese, riporta che dopo il 1871 la domanda di vino rosso da parte dei consumatori ha fatto aumentare la produzione dei rossi tra cui Aleatico. “Produce il territorio due tipi di vini da dessert……. e l’Aleatico; non si fa però un’industria di questi vini, quantunque siano di ottima qualità.”. L'Aleatico compare pure nel circondario di Civitavecchia e di Tarquinia, Montalto, Monteromano, ma non in grandi quantità (scarsa è la coltura della vite, scarse le uve nere). Mancini C. (1893), scrive: ”Tra le uve ricordate, l’Aleatico figura sia nel comune di Viterbo, che in quello di Vignanello, ma anche nella zona dei Castelli. Dice l’autore “…l’Aleatico, ch’è anch’esso assai diffuso nel Viterbese, il quale, se dà un prodotto pregevolissimo, ha però una produzione assai scarsa”. Zucchini M. (1961), con riferimento ad Aleatico riporta: ”Nella provincia di Viterbo produce il 5% sul totale di uve rosse (perciò sullo 0,5% del totale della produzione di uve da vino). Degno di menzione è poi il vino Aleatico di Gradoli; l’Aleatico partecipa anche alla produzione dei vini rossi romani.” Carosi Demostene (1971), descrive il vino Aleatico di Gradoli, quello di Montefiascone, con tradizioni antiche e molto ricercato, composto unicamente da uve provenienti dal vitigno omonimo, ma anche quello dei Monti Cimini (provincia di Viterbo), seppur modesto in quantità, con caratteristiche di pregio.

 

 

diffusione & variabilità

Diffusione

Il vitigno è iscritto al Registro nazionale delle varietà di vite con il n. 9 ed è ammesso alla coltivazione per la produzione di vini DOP e IGP provenienti da uve raccolte nelle regioni Basilicata, Campania, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria. Fuori d’Europa, è coltivato limitatamente in Asia centrale (Kazakhstan e Uzbekistan), in Cile, California (Sonoma) e in Australia.

In passato era utilizzato anche come uva da tavola, ma certamente l’utilizzo che lo ha reso più famoso è la produzione del vino passito dall'aroma particolare, sapore dolce, elevata alcolicità e bel colore rubino.

La superficie coltivata di questo vitigno è molto diminuita negli ultimi decenni, passando da 2120 ha del 1970 a 171 ha nel 2010. Tale tendenza si è registrata anche in Toscana dove si è passati da 182 ha nel 1982 a circa 99 ha nel 1990 equivalenti allo 0,18% della superficie totale investita a vitigni ad uva nera da vino della regione (ISTAT, 1991). Secondo i dati dello schedario regionale tale superficie si sarebbe ulteriormente ridotta a circa 60 ha, che si trovano soprattutto lungo il litorale Toscano (Province di Livorno e Grosseto), nelle isole d’Elba e di Capraia. L’Aleatico è presente anche in molte altre Regioni dell’Italia centro meridionale, quali, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Sicilia e Puglia. In quest’ultima Regione si trova prevalentemente nel Salento e nella provincia di Bari. Il vitigno è presente su una piccola superficie anche in Corsica e in Sardegna.

Italia

Sup. (ha)

 

Toscana

Sup. (ha)

1970

2120

 

1982

82

1982

1390

 

1990

78,87

2010

171

 

2000

63,64

 

 

 

2008

58,85

Dell’Aleatico sono stati recentemente omologati 5 cloni in Italia e 8 cloni in Corsica (Bagard e al., 1995; ENTAV, INRA, ENSAM, ONIVINS, 1995; IFVV, INRA, 2007), le cui caratteristiche morfologiche, agronomiche e qualitative non sono ancora note. Il lavoro di selezione clonale in Toscana ha condotto all’omologazione di un nuovo clone a cui dovrebbe seguire a breve termine la richiesta di omologazione di altri 2 cloni individuati nell’Isola d’Elba (Scalabrelli et al., 2002; Borgo et al., 2009).

 

 

Caratteristiche agronomiche

Il germogliamento è mediamente precoce, la maturazione nel litorale toscano e all’Isola d’Elba avviene tra la fine di Agosto e la prima metà di Settembre. La vegetazione ha andamento assurgente, vigoria medio-elevata con facilità di emissione di femminelle. Grappoli di forma conica, alati, generalmente compatti. Presenta discreta fertilità delle gemme basali e pertanto è suscettibile di essere potato a speroni.

I sistemi di allevamento più diffusi sono il cordone, il Guyot, mentre l’alberello, che era in uso soprattutto nei vecchi impianti, persiste nelle zone meno fertili. Questo vitigno predilige terreni di moderata o scarsa fertilità, bene esposti e ventilati, clima caldo e asciutto, data la sua buona tolleranza alla siccità (Scalabrelli et al., 2011). E’ sensibile alle primavere umide, durante le quali è soggetto al fenomeno dell’acinellatura. E’ piuttosto sensibile alle malattie crittogamiche che rendono necessario un piano di difesa fitosanitaria tempestivo e un’attenta gestione della chioma. Essendo le uve destinate all’appassimento si devono adottare le tecniche agronomiche che consentono di avere grappoli più spargoli e più sani, inoltre è quasi sempre necessario procedere alla loro selezione al momento della vendemmia.

 

utilizzazione tecnologica

L'attitudine prevalente che ha reso famoso questo vitigno è quella dell'appassimento, ottenibile anche sulla pianta in ambienti idonei (isola d'Elba e Puglia). Di norma le uve vengono raccolte a maturazione non troppo avanzata, selezionando i grappoli e cercando di evitare danneggiamenti durante la manipolazione. L’appassimento tradizionale avveniva al sole su graticci mentre oggi avviene soprattutto in appositi apprestamenti coperti e ventilati.

Il vitigno è utilizzato per la produzione di vini DOP e IGP provenienti da uve raccolte nelle Regioni Basilicata, Campania, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria. Il vitigno costituisce la base di vini da dessert alcuni dei quali prevedono la tipologia in purezza con una percentuale variabile dall’85 al 100%, e precisamente:

a) denominazione Dop: Elba aleatico passito, Aleatico di Gradoli, Aleatico di Puglia;

b) tipologia varietale Dop: Gioia del Colle, Rosso Orvietano, Pergola, Salice Salentino, Sovana, Terra d'Otranto, Val di Cornia.

Inoltre è ammesso alla produzione dei seguenti vini:

c) tipologia varietale Igp: Costa Toscana, Toscana, Maremma toscana, Allerona, Umbria, Colli Cimini, Lazio, Daunia, Murgia, Salento,Tarantino, Valle d'Itria, Puglia, Basilicata, Barbagia, Colli del Limbara, Marmilla, Nurra, Ogliastra, Parteolla, Planargia, Provincia di Nuoro, Romangia, Sibiola, Tharros, Trexenta, Valle del Tirso, Valli di Porto Pino, Isola dei Nuraghi;

d) tipologia a nome di 2 o più varietà Igp: Allerona, Colli Cimini, Costa Toscana, Daunia, Lazio, Maremma toscana, Murgia, Puglia, Romangia, Salento, Tarantino. Toscana, Umbria, Valle d'Itria.

L’utilizzazione di questo vitigno è compresa nell'elenco delle varietà aromatiche atte a produrre “Vini spumanti di qualità del tipo aromatico”, con e senza Dop, soggetta, inoltre, anche alle deroghe specifiche di cui al Regolamento n. 606/09. È compresa, infine, nell'elenco dei vini liquorosi a Dop “vino dolce naturale” (Regol. n. 606).

Con le uve, sia appassite sia fresche, si ottiene un vino, gradevolmente aromatico e provvisto di un delicato profumo. Il vino giovane ha un bel colore rosso rubino con leggeri riflessi violacei, che evolve verso toni ambrati con l’affinamento. All’olfatto rivela un intenso e ampio spettro aromatico che va dal floreale (viola, rosa), al fruttato fresco (amarena, marasca e prugna secca, piccoli frutti di sottobosco rossi e neri, frutti esotici come litchi) fino a note di surmaturo (confettura). A seconda della durata e del tipo di affinamento possono emergere note speziate e minerali.

È un vino da dessert e da conversazione, da bersi solo o in abbinamento con la pasticceria secca o con dolci al cioccolato.

 

Vini con denominazione DOP

a) Denominazione di DOP

 

 

Regione

Denominazione

Percentuale

Tipologia, alcool (% vol.)

Toscana

Elba aleatico passito

100

 totale 19 (12 svolto)

Lazio

Aleatico di Gradoli

95

liquorso e liquoroso riserva 17,5  di cui almeno 15 svolti; passito 16 di cui almeno  svolti

Puglia

Aleatico di Puglia

85

18,5 di cui almeno 16 svolto

b)  Tipologia  varietale di  DOP

 

 

Marche

Pergola

85

passito 15 di cui svolti 12

Puglia

Gioia del Colle

85

aleatico dolce: 15 di cui almeno 13 svolti; liquoroso dolce 18,5 di cui almeno 16 svolti

Puglia

Salice Salentino

85

dolce 15%, di cui almeno 13 svolti; liquoroso dolce 18,5, di cui almeno 16 svolti

Puglia

Terra d'Otranto

90

aleatico 15 di cui almeno 13 svolti

Toscana

Sovana,

85

 superiore e riserva 12  di cui svolto 9,5

Toscana

Val di Cornia

100

passito 16,  di cui svolto 13

Umbria

Rosso Orvietano,

85

11,5, di cui almeno 9,5 svolto

bibliografia (17)
autori anno titolo rivista citazione
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Trinci C. 1726 L'Agricoltore sperimentato, ovvero regole generali sopra l'agricoltura, coltivazione delle viti, degli alberi, ecc. Marescandoli, Lucca, 1726 - Venezia, 1778.
aggiornamento 01/11/2016 15:14:14 (7 anni fa)