Barbera: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Schneider A., Torello Marinoni D., Raimondi S., 2013. Barbera. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Ager Foundation, Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Barbera
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_23
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
19
nome ufficiale
Barbera N.
sinonimi
nessun sinonimo disponibile per Barbera
cloni omologati (23)
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
Riferimenti storici

Le prime notizie riguardanti il Barbera risalgono al 1514 e provengono dal territorio di Chieri (Comba e Dal Verme, 1990). Il vitigno ebbe però una diffusione limitata nei secoli immediatamente successivi, tanto che non viene menzionato da G.B. Croce tra i vitigni “della montagna di Torino” (1606). Solo nel 1691 si ha un riferimento per l’Albese, dove a Neive il conte Cotti Ceres impiantò in un suo podere alcune barbatelle di Barbera (Di Ricaldone, senza data). Nel 1798 il conte Nuvolone, che lo include tra le uve “di prima qualità”, lo dice presente nell’Astigiano e nella Frascheja (la pianura alessandrina). Solo a partire dalla metà del XIX secolo, forse anche in concomitanza con l’avvento dell’oidio, la coltura del Barbera divenne gradualmente preponderante nel panorama dei vitigni ad uva nera piemontesi.

diffusione & variabilità

 

Cultivar tipicamente piemontese, il Barbera è uno dei rari casi di vitigni privi di importanti sinonimie, in quanto è ovunque noto con il suo nome principale. In compenso, per denominare alcuni vitigni minori locali (un tempo abbastanza diffusi), i viticoltori si sono ispirati al Barbera: ecco dunque un Barbera ‘d Davi nel Pinerolese in provincia di Torino, una Barbera Ciarìa (o Ciairìa) nel Roero in provincia di Cuneo, una Barbera rotonda nel Canavese (TO), tutte cultivar distinte dal Barbera. Vi è inoltre in provincia di Alessandria una Barbera bianca che non ne è affatto la variante a bacca bianca, bensì un genotipo distinto. Pure distinta dal Barbera è la Barbera sarda, che pare geneticamente prossima ad altri vitigni dell’isola (Nieddu, 2011).

In Piemonte il Barbera è coltivato su 35% circa dei 55.000 ha regionali, prima cultivar ad uva da vino. Numerosi i vini DOP tra cui due DOCG, il Barbera d’Asti e il Barbera del Monferrato superiore. La diffusione del Barbera in altre regioni italiane è da considerarsi relativamente recente, fatta eccezione per le aree della Lombardia limitrofe al Piemonte. Dalle statistiche storiche locali si può desumere che la grande espansione nella sua coltivazione è, in ogni caso, databile alla metà del XIX secolo: prima di questo periodo, infatti, anche nella sua regione di elezione era coltivato in moderate superfici.

Il Barbera più di altri vitigni piemontesi ha trovato spazio anche in altre zone viticole: è coltivato in Oltrepò Pavese (Lombardia) e sui Colli Piacentini (Emilia-Romagna) ed è utilizzato (di solito come varietà secondaria) in altre regioni italiane del nord-est, del centro e del sud della penisola. Grazie alla buona acidità, che tende a mantenersi anche nei climi caldi, è coltivato con successo in Sicilia e ancora oggi gode di una certa importanza in Sud America e nella Central valley californiana, dove se ne conta qualche migliaio di ha.

 

utilizzazione tecnologica

 Grazie alle sue buone doti qualitative e alla costante ed elevata produttività, il Barbera riveste da tempo un ruolo primario nelle produzioni enologiche piemontesi. Tuttavia, mentre in passato l’elevata acidità lo faceva spesso considerare un vino poco raffinato e talora dozzinale, il miglioramento delle condizioni di coltivazione e le mutate condizioni climatiche lo hanno fatto rivalutare come produttore di vini ben colorati, strutturati e mediamente longevi, molto adatti anche all’affinamento in legno. Tradizionale è l’utilizzo in taglio con la Freisa in Piemonte, mentre nell’Oltrepò pavese e nel Piacentino viene frequentemente abbinato alla Croatina per la produzione di vini anche in tipologia vivace (quali Gutturnio DOP e Bonarda dell’Oltrepò pavese DOP).

bibliografia (5)
autori anno titolo rivista citazione
Comba R., Dal Verme A. 1990 Repertorio di vini e vitigni diffusi nel Piemonte medievale Vigne e vini nel Piemonte medievale. Ed. L'Arciere, Cuneo.
Croce G.B. 1606 Della eccellenza e diversità dei vini che nella montagna di Torino si fanno; e del modo di farli. In Torino, per Aluigi Pizzamiglio.
Di Ricaldone G. A. 1972 I vini storici di Asti e del Monferrato Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Asti. Asti.
Nieddu G. 2011 Vitigni della Sardegna Convisar, Consorzio Vini e Sardegna
Nuvolone G. 1798 Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare i vini. Calendario georgico della Società Agraria di Torino.
aggiornamento 14/11/2016 13:25:51 (7 anni fa)