Mostarino: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Raimondi S., Ruffa P., Schneider A., 2019. Mostarino. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Mostarino
tipo di origine
spontanea
specie
non disponibile
gruppo di varietà
Neutre
genere
non disponibile
sottospecie
non disponibile
vitigno da
vino
codice
IVD-var_471
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
no
sinonimi
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
Riferimenti storici

La prima citazione e descrizione di un Mostarino è di Giuseppe Moretti, corrispondente dall’Oltrepò pavese di Giuseppe Acerbi (1825) nell’opera ‘Delle viti italiane’. La descrizione, ben corrispondente all’attuale, è curiosamente elencata tra quelle delle uve bianche, benché si dica espressamente che il Mostarino ha acini “di color tirante al purpureo violaceo”. Questo forse perché l’uso che ne viene indicato è quello per la produzione di vino dolce “passato pei sacchetti”, ovvero un filtrato dolce che non aveva il tempo di estrarre colore dalla buccia, già poco colorata, di questa uva. E’ probabile che al Mostarino si riferisca anche la laconica nota che Giorgio Gallesio inserisce nei suoi Giornali dei viaggi (1995) passando per Novi ligure nel 1834: “Mostorina: uva nero-chiara quasi rossiccia, di gusto dolce ma a vino poco preggiato”.

Un Mostarino è anche ricordato dal Di Rovasenda nel suo Saggio (1877) tra le uve presentate all’Esposizione di uve di Alessandria (1871), ma la sua brevissima nota (“Bel grappolo, acino nero, quasi ovale”) non sembra adattarsi alla nostra varietà.

Secondo Giulietti (1884), il Mostarino nero (ne esisteva anche uno a bacca bianca nel Vogherese) era proprio del solo circondario di Bobbio, comune in cui costituiva un decimo della superficie vitata. La descrizione pur succinta che ne riporta questo autore corrisponde all’attuale.

Una prima descrizione moderna è stata stilata da Fregoni e collaboratori (2002).

diffusione & variabilità

Stando alle accessioni ritrovate e alla bibliografia storica che sembra riferirsi ad esso, questo vitigno aveva una diffusione che può apparire curiosa: era infatti presente nel Bobbiese (PC), nell’alta valle del torrente Staffora (PV) e nell’alta valle Borbera (AL), ovvero caratterizzava la viticoltura montana (fino oltre gli 800 m s.l.m.) nell’area attualmente detta delle ‘quattro province’. Non è noto, tuttavia, se fosse presente anche nella quarta provincia, ovvero quella di Genova. Il Mostarino era anche coltivato nella pianura di Novi Ligure (AL), territorio che, probabilmente per ragioni amministrative, condivideva molte delle varietà tradizionali con la valle Borbera.

Non è noto se il Mostarino bianco citato da Giulietti (1884) per l’Oltrepò pavese fosse una mutazione per il colore della bacca o una cultivar totalmente distinta da questa.

utilizzazione tecnologica

Le uve Mostarino, la cui caratterizzazione è stata condotta in ambienti decisamente più caldi di quelli tradizionali, tipicamente montani, raggiungono la maturazione piuttosto precocemente ed evidenziano un’acidità titolabile scarsa. Anche il colore delle uve è debole, con una scarsa dotazione antocianica peraltro costituita da molecole poco stabili (prevalenza di peonidina e cianidina).

Tuttavia non è escluso che le uve Mostarino possano evidenziare caratteri positivi, specialmente se coltivate nell’ambiente tradizionale. Sporadiche prove di vinificazione hanno dato risultati interessanti sia nel Bobbiese (PC) che in Val Borbera (AL).

bibliografia (5)
autori anno titolo rivista citazione
Acerbi G. 1825 Delle viti italiane, ossia materiali per servire alla classificazione, monografia e sinonimia, preceduti dal tentativo di una classificazione delle viti. Ed. G. Silvestri - Milano
Di Rovasenda G. 1877 Saggio di una ampelografia universale. Tipografia Subalpina, Torino.
Fregoni M., Zamboni M., Colla R. 2002 Caratterizzazione ampelografica dei vitigni autoctoni piacentini. Università Cattolica S. C., Piacenza.
Gallesio G. 1995 I giornali dei viaggi A cura di E. Baldini. Accademia dei Georgofili, Firenze.
Giulietti C. 1884 Bollettino ampelografico, fasc. XVIII Numero monografico dedicato alla provincia di Pavia. Roma.
aggiornamento 02/03/2020 19:08:36 (4 anni fa)