Ansonica: informazioni generali

informazioni generali gestite da Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) - Università di Pisa Dipartimento di Ingegneria e Tecnologie Agroalimentari - Università degli Studi di Palermo Regione Siciliana - Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari - Dip. Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura - Centro per l'Innovazione della Filiera Vitivinicola UOS Marsala
come citare questa fonte Scalabrelli G., D'Onofrio C., Barbagallo G., Falco V., 2015. Ansonica. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
informazioni botaniche
nome
Ansonica
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_8
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
13
nome ufficiale
ANSONICA B.
sinonimi
sinonimi ufficiali (2)
sinonimi riportati nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite
  • Insolia
  • Inzolia
sinonimi accertati (2)
sinonimi accertati dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
cloni omologati (5)
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • germoglio pagina superiore
    germoglio pagina superiore
  • germoglio pagina inferiore
    germoglio pagina inferiore
  • foglia
    foglia
  • foglia pagina superiore
    foglia pagina superiore
  • foglia pagina inferiore
    foglia pagina inferiore
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
  • vinacciolo
    vinacciolo
Riferimenti storici

Dalla descrizione di Breviglieri et al., (1965) si rileva che Alessio e Dalmasso, riferiscono quanto segue riguardo all’origine del vitigno Ansonica (Ansoria, Inzolia): L'italiano antico (sec. XVI) conosce la voce «ansoria» ad indicare una specie di uva, voce che appare registrata anche dai dizionari del Petrocchi e Tommaso Bellini. Il vocabolo sembra di origine meridionale ed è tuttora presente in: - Sicilia: sòria, (n)zòlia, nsolia (sorta di uva grossa, dolce, di acini bislunghi); - Calabria: ansòlia, nsuòlia, insòlia, anzulu, ansoliku, ansoria, specie di uva bianca; - Sardegna: erba insòlika, arba sòlika (da albus ’bianco‘)varietà di vite a frutto bianco; - Toscana: isola d'Elb (ansòniko, sorta d'uva bianca che fa un vino dello stesso nome; isola del Giglio, anzònaka (una qualità di uva), anzònako (il vino che deriva). Delle voci sopracitate, ansoria è quella attestata più anticamente.
Questo vitigno è stato descritto in passato da molti Autori, come risulta dalla bibliografia riportata dal Molon.
Nel Catalogo dell’Hortus Catholicus del Cupani (1696) risultano tre tipi di «Inzolia», di cui due a frutto bianco: “Vitis mediocribus vinaceis, durulis, oblongis, candido-fulvis, sapidis, vulgo: Inzolia Vranca, Eadem racemo, et granis majoribus; flavescentibus, sapidioribus, vulgo: Inzolia Imperiali o di Napuli”. L’Acerbi (1825) riportò una breve descrizione del vitigno denominato «Nzolia bianca» ad acino oblungo. Il barone Mendola (1868) a proposito dell’ “Insolia bianca” scrisse: Le “Insolie’” sono coltivate “ab antico” in Sicilia. Hanno comune vigore di legno, copia e robustezza di capreoli, fogliame frastagliato. La più feconda e mostaia è la bianca dorata che pur piace alla bocca e abbonda in tutti i vigneti da Marsala a Catania.
Il Nicolosi (1869) la definì “bellissima qualità di uva, dà molto frutto e fa vino generoso, è di sapore gentile; pregi che la rendono molto ricercata”.
Il Paulsen (1904) nella sua monografia dette anche dettagliate notizie sul suo comportamento all’innesto con i portinnesti americani.

L’origine siciliana di questa varietà è la più accreditata, nonostante il Soderini (1590) riporti tra le varietà coltivate in Toscana le Ansorie ed il Cupani le descriva circa 90 anni più tardi (1696). Giavedoni e Gily (2006) affermano che l’Insolia ha le sue radici in Sicilia e che da qui sia arrivata in Sardegna prima e nell’Isola d’Elba e del Giglio dopo e alla zona costiera della Toscana.

Altre ipotesi che considerano l’Inzolia identica all’Irziola citata da Plinio e per questo di origine greca, presenta peraltro un profilo genetico simile alle varietà greche Sideritis e Roditis (Labra et al. 1999). L’origine siciliana di questo vitigno è supportata anche dallo studio etimologico di Dalmasso e Alessio (1938) che dimostrano l’origine normanna del nome del vitigno “racina soria” che indica uva di colore dorato e da questa del vitigno che la produce. Ulteriore conferma dell’origine siciliana del vitigno scaturisce dal lavoro di Carimi et al., (2010) dove si evidenzia una stretta relazione genetica dell’Inzolia con molti vitigni tradizionali della Sicilia (Frappato, Grillo, Moscato giallo o Muscatedda e Nerello Mascalese). L’Acerbi, il Cupani, il Di Rovasenda e il Mendola sotto il nome Inzolia riportano diverse varietà riconducibili all’Inzolia bianca e nera e all’Inzolia imperiale bianca e nera, che peraltro assumono nomi diversi nelle differenti province e aree di coltivazione. Recenti studi (Carimi, l.c.) hanno dimostrato che l’Inzolia nera non è una mutazione di quella bianca e che le Inzolie Imperiali sono diverse dall’Inzolia ma identiche alla varietà Regina (Robinson et al., 2012)

 

diffusione & variabilità

Diffusione

Vitigno largamente coltivato nelle province della Sicilia occidentale nelle province di Trapani e Agrigento ma è presente anche nel resto dell’isola dove rappresenta la base ampelografica di numerosi vini a Denominazione di Origine e IGT. Tra i vitigni siciliani è quello più diffusamente coltivato fuori regione ed in particolare Calabria, Sardegna e Toscana, dove è diffuso lungo la costa meridionale e l’arcipelago toscano.

E' tra i vitigni siciliani da vino ad uve bianche più diffusi ed occupa il quarto posto per estensione di coltura, dopo i Catarratti (comune e lucido), il Grillo e il Trebbiano. Aveva molta importanza in provincia di Palermo dove, insieme ai Catarratti, costituiva la base della produzione dei vini bianchi. Oggi la sua coltivazione in provincia di Palermo è limitata a circa 500 ha. 

Nel 2000 in Sicilia era coltivata su una superficie pari a 11670 ha, allo stato attuale (anno 2014) la superficie si è ridotta notevolmente e si attesta su circa 5500 ha pari a 5,3% della superficie viticola siciliana.
In Toscana è diffusa soprattutto nella provincia di Grosseto, specialmente (Orbetello, Monte Argentario, isola del Giglio e Capalbio) e in provincia di Livorno (Val di Cornia e Isola d'Elba ).
La superficie investita a questo vitigno in Italia è passata da 9.518 ha del 2000 agli attuali 6.975, mentre in Toscana la superficie è passata da 723 ha nel 1990 a 189 nel 2008.

 

Toscana

DOC/DOCG

Altri vini

Totale

 

Italia

Sup. (ha)

1982

 

 

 

 

1970

7.500

1990

 

 

723

 

1982

14.000

2000

130,21

276

406

 

1990

12.700

2008

 

 

189

 

2000

9.518

 

 

 

 

 

2010

6.975

 

Caratteristiche agronomiche

Vitigno vigoroso, con produzione abbondante e generalmente regolare; allegagione media, posizione del primo germoglio fruttifero sulla seconda gemma, con media di circa due infiorescenze per germoglio.
Predilige forme di allevamento a media o ridotta espansione (Guyot o alberello) con potatura corta o mista. È dotato di buon adattamento agli ambienti caldo-aridi dell'Italia centro-meridionale. Tollera bene la siccità ma è sensibile alle massime termiche del periodo estivo, manifesta una discreta sensibilità alla peronospora e all'oidio.
Sono presenti cinque cloni omologati, di cui quattro selezionati in Toscana (Scalabrelli et al., 2012).

utilizzazione tecnologica

In passato, veniva utilizzata anche come uva da tavola in Sicilia, all”isola d”Elba e isola del Giglio. Ha trovato impiego per la preparazione del Marsala e di numerosi Vermut. Da alcuni decenni è vinificata in purezza o con l”apporto di altri vitigni (in Sicilia, con Catarratto bianco comune, Catarratto bianco lucido, Grillo e anche con Chardonnay) con interessanti risultati. La resa in mosto fiore è buona, così come la percentuale di zuccheri. Il vino che se ne ottiene è di colore giallo paglierino con riflessi verdastri, con odore caratteristico (vegetale, fruttato, frutta secca) nel complesso è armonico e gradevole. Viene utilizzato anche per la produzione di vino passito nelle isole e nel litorale toscano.
Il vitigno è ammesso alla coltivazione per la produzione di vini DOP e IGP in Basilicata, Calabria. Sardegna, Sicilia e Toscana. Numerose sono le DOP in cui questo vitigno è previsto in purezza (sia con il nome Inzolia che Ansonica). In Sicilia abbiamo le denominazioni “Alcamo”, “Monreale”, “Contea di Sclafani”, “Contessa Entellina”, “Delia Nivolelli”, “Mamertino di Milazzo” o “Mamertino”, “Erice”', “Menfi”, “Santa Margherita di Belice”, “Sciacca”. In Toscana lo troviamo presente soprattutto nelle zone costiere delle province di Grosseto e Livorno, nelle isole d'Elba e del Giglio, dove partecipa alla produzione delle DOP “Ansonica della Costa dell'Argentario”,” Elba” (anche Passito), “Val di Cornia” (anche Passito), “Parrina”, “Capalbio”.

bibliografia (7)
autori anno titolo rivista citazione
Acerbi G. 1825 Delle viti italiane, ossia materiali per servire alla classificazione, monografica e sinonimia, preceduti dal tentativo di una classificazione delle viti. Vol. I -Ed. G. Silvestri - Milano
Breviglieri N., Casini E., Mazzei A., Zappalà A. 1965 Ansonica Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste - Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume III
Cupani F. 1696 Hortus Catholicus Napoli
Mendola, A. 1868 Estratto dal catalogo generale della collezione di viti italiane e straniere radunate in Favara Tip. Parrino e Carini, Favara (AG). Annali di Viticoltura e di Enol., vol. II, 1874.
Nicolosi, A. 1869 Trenta varietà di vitigni siciliani Giornale Industriale Italiano, Forlì
Paulsen, F. 1904 Inzolia In Viala et Vermorel, Ampélographie - tom. VI, Paris: 229-230
Scalabrelli G., Ferroni, F., D’Onofrio C., Borgo M., Porro D., Stefanini M. 2012 La selezione clonale del vitigno Ansonica in Toscana. Italus Hortus, 3/5: 451-455
aggiornamento 15/11/2018 12:33:13 (5 anni fa)